Ci sono pensieri che rimangono per anni nascosti in un luogo recondito del cervello. Poi, quando ci si sofferma a riflettere, scevri da ogni pressione quotidiana scaturita dalla necessità di guadagnarsi il pane, danno di gomito per uscire allo scoperto. La pigrizia, poca o tanta che sia, radicata in ciascuno di noi, li zittisce. Alla fine, hanno il sopravvento ed escono allo scoperto prepotentemente. Non riesci più a fermarli, perché sono consapevoli che rimane l'ultima occasione per far sentire la loro voce. E tu, che hai descritto per tanti anni oggetti metallici, freddi, senza anima, che ti hanno coinvolto con apprensione, quando un profilo a evolvente di un ingranaggio non era corretto, oppure il materiale di un albero motore non era idoneo, svolti pagina. È così che nasce "I VAPORI DEL LAGO". E lo devi scrivere tu. Chi trovi in grado di recepire i tuoi sentimenti, peraltro impregnati di due culture diverse, per descriverli? Il tempo che passa, oppure quello che non passa mai, ti sconcerta. I teruni, africani di prima generazione, ritornano. È il tempo che si è fermato. Stessi problemi d'inserimento, stessa difficoltà di accettazione da parte degli indigeni, quali destinatari della nuova pressione immigratoria. Il finale sarà sempre quello descritto nel racconto, dopodiché attenderemo l'immigrazione marziana nel nostro territorio.
Antonino Denaro
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